Architettura e dimensioni di un acquario marino.
Il metodo Berlinese cerca di riprodurre nel modo più naturale possibile l’habitat e i processi bio-chimici della barriera corallina.
Nel progettare un impianto possiamo adottare diverse scelte tecniche, differenti soluzioni strutturali ed estetiche, più o meno efficienti. Ad esempio possiamo utilizzare una sola vasca oppure possiamo allestire una vasca principale corredata da una vaschetta per i filtri (sump). Possiamo utilizzare una vasca da 1.000 litri oppure una da 300. Insomma, c’è di che sbizzarrirsi.
Tuttavia, noi preferiamo illustrare un sistema affidabile e di tipo moderno strutturato su una vasca principale di dimensioni medie (che costituisce l’acquario vero e proprio) sotto la quale viene allestito il sump in modo da poter accedere alla stazione di filtraggio comodamente e senza dover manomettere l’ambiente acquario.
Come iniziare? Primo passo: leggere e documentarsi. Non è neanche pensabile la gestione di una vasca del genere se non si conoscono i rudimenti della tecnica e della biologia di un acquario di barriera. Buttarsi nell’impresa ad occhi chiusi, confidando magari solo ed esclusivamente sulle capacità del negoziante di fiducia o di qualche amico un po’ più esperto, vuol dire – prima o poi – andare incontro a guai. Il che significa soldi (molti) buttati dalla finestra e – quel che è peggio – strage di pesci e invertebrati.
Il primo investimento da fare, dunque, è l’acquisto di buoni libri e la consultazione di qualche ottimo sito sul tema.
Architettura e dimensioni di un acquario marino nel dettaglio
Una volta che abbiamo cominciato a capire cos’è e come funziona un acquario berlinese, prima di lanciarci nell’allestimento dobbiamo partire da una considerazione: quanti e quali organismi vogliamo ospitare nel nostro acquario di barriera. Deciso questo, saremo in grado di scegliere la vasca delle dimensioni giuste e di abbinare gli accessori adatti.
Considerando le dimensioni medie di pesci e invertebrati e tenendo presente la loro velocità di crescita, è indispensabile che la vasca abbia una capacità di almeno 300 litri. In ogni caso l’altezza non dovrà superare la larghezza. Val la pena di ricordare la regola d’oro: più grande è la vasca e più stabile sarà il sistema. Attenzione però a non esagerare, il costo di un impianto (e della relativa manutenzione) aumenta di pari passo con le sue dimensioni.
Vediamo da quali componenti è formato un sistema del genere.
- Vasca principale. E’ l’acquario vero e proprio ed è dotato di pozzetto di tracimazione. Non ha coperchio né (se possibile) tiranti. Lo spessore dei vetri deve essere adeguato alla struttura. Una possibilità da non sottovalutare è l’acquisto di una vasca in vetro extra-chiaro: ha costi molto più elevati del normale cristallo ma, anche a spessori ragguardevoli, permette di osservare i colori di pesci e invertebrati al naturale.
- Sump. E’ posto sotto l’acquario. Attraverso il pozzetto di tracimazione, vi scende l’acqua dalla vasca principale per essere trattata dagli impianti di filtraggio.
- Raccorderia in pvc. Tubi, raccordi e rubinetti per l’impianto idraulico. Regola tassativa: l’intero impianto deve essere di materiale plastico atossico.
- Pompa di ricircolo. Posizionata nel sump rimanda l’acqua nell’acquario.
- Pompe di movimento. Vanno poste nell’acquario e servono a creare flussi di corrente forti e diversificati nella direzione e nel tempo.
- Illuminazione HQI. Garantisce una quantità e una qualità di luce abbastanza simile a quella che esiste sul reef.
- Schiumatoio. E’ il cuore del sistema berlinese. Sottrae dall’acqua le sostanze organiche prima che si trasformino in composti tossici. Se l’acquario è ben strutturato può benissimo lavorare da solo senza la necessità di essere affiancato da un filtrio biologico.
- Reattore di Calcio. Mantiene costante nell’acqua la concentrazione di Calcio necessaria alla crescita dei coralli duri. L’impianto tradizionale è formato da bombola di CO2, camera di reazione, elettrovalvola e controller elettronico del pH.
- Riscaldatore. Nei mesi invernali alza la temperatura dell’acqua mantenendola intorno ai 25°.
- Refrigeratore. Nei mesi estivi protegge l’acquario da un eccessivo riscaldamento.
- Controllers elettronici. Si tratta di apparecchiature elettroniche molto utili per tenere costantemente sotto controllo i principali parametri chimici e fisici dell’acqua.
- Osmoregolatore. Garantisce il rabbocco dell’acqua evaporata dall’acquario con acqua d’osmosi.
- Rocce vive. Sono il mattone biologico fondamentale dell’acquario di barriera. Se di buona qualità, garantiscono la creazione di un mini-ecosistema equilibrato.
- Materiale di fondo. Si può utilizzare sabbia corallina di diversa granulometria. Può andare anche l’Aragonite. L’ideale sarebbe utilizzare sabbia viva ma in Italia è di difficilissima reperibilità. Il fondo deve avere uno spessore adeguato al sistema che abbiamo allestito: da 1 o 2 cm a 5 o 6 cm.
Inoltre il sistema può essere dotato di:
- Timers. Non sono indispensabili ma molto utili per automatizzare alcune operazioni come ad esempio l’accensione e lo spegnimento delle luci.
- Refugium. Affiancato al sump costituisce un “serbatoio” di microrganismi utilissimi all’ecosistema vasca.
- Lampade UVb. Un piccolo impianto battericida, anche se da solo non è in grado di risolvere malattie e parassitosi, può aiutare a prevenirle.
- Impianto ad osmosi inversa. Permette di avere sempre a disposizione acqua osmotica. E’ una spesa aggiuntiva ma si ammortizza nell’arco di pochi mesi.
- Vasca di quarantena. Indispensabile per curare pesci malati.