Famiglia Pomacanthidae: classificazione

La famiglia Pomacanthidae, in italiano Pomacantidi, appartiene alla classe Actinopterygii dell’ordine Perciformes, sottordine Percoidei. I generi rappresentati in questa famiglia sono nove: Apolemichthys, Centropyge, Chaetodontoplus, Genicanthus, Holacanthus, Paracentropyge, Pomacanthus, Pygoplites e Sumireyakko. Le specie fino ad oggi riconosciute valide sono 85 (FishBase.org).

Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus arcuatus

Pomacanthus arcuatus è la specie più grande di questa famiglia – foto e vasca di Claudio Rebonato

Alcuni ittiologi impegnati nella tassonomia sostengono che si dovrebbero inserire dei sottogeneri, specialmente per il genere Pomacanthus. L’idea è avvalorata dal fatto che esistono evidenti differenze morfologiche – per esempio il numero delle scaglie – tra esemplari dello stesso genere. Al contrario, nel corso degli anni, alcuni generi sono stati raggruppati. E’ il caso ad esempio del genere Euxiphipops, incluso nel genere Pomacanthus. La situazione, per la famiglia Pomacanthidae, è in continua evoluzione e sicuramente arriveranno nuovi cambiamenti, come confermato dalla notizia, secondo la quale, l’ittiologo hawaiano Richard L. Pyle sta lavorando, appunto, alla divisione dei generi.

La prima specie della famiglia Pomacanthidae ad essere stata classificata è stata Pygoplites diacanthus (Boddaert, 1772), mentre l’ultima, di recente, Genicanthus takeuchii (Pyle, 1997). La specie più grande della famiglia è Pomacanthus arcuatus (60 cm.), mentre la più piccola è Centropyge woodheadi (5,1 cm.)

Un tempo, la famiglia Pomacanthidae era classificata come una sottofamiglia (Pomacanthinae), della famiglia Chaetodontidae. Tuttavia, le differenze con i “pesci farfalla” sono evidenti.
I Pomacantidi si differenziano per l’aculeo che si trova nei pressi dell’opercolo branchiale – da cui deriva il nome della famiglia – per le labbra molto grosse, per una pinna dorsale lunga e continua e soprattutto per la mancanza dello stadio Tholichthys (larve protette da placche ossee).

Ecco le 85 specie suddivise per genere della famiglia Pomacanthidae:

Apolemichthys (8 specie): Apolemichthys armitagei, Apolemichthys griffisi, Apolemichthys guezei, Apolemichthys kingi, Apolemichthys trimaculatus, Apolemichthys xanthopunctatus, Apolemichthys xanthotis, Apolemichthys xanthurus;
Centropyge (32 specie): Centropyge acanthops, Centropyge argi, Centropyge aurantius, aurantonotus, Centropyge bicolor, Centropyge bispinosus, Centropyge boylei, Centropyge colini, Centropyge debelius, Centropyge eibli, Centropyge ferrugatus, Centropyge fisheri, Centropyge flavicauda, Centropyge flavipectoralis, Centropyge flavissimus, Centropyge heraldi, Centropyge hotumatua, Centropyge interruptus, Centropyge joculator, Centropyge loriculus, Centropyge multicolor, Centropyge multispinis, Centropyge nahackyi, Centropyge narcosis , Centropyge nigriocellus, Centropyge nox, Centropyge potteri, Centropyge resplendens, Centropyge shepardi, Centropyge tibicen, Centropyge vrolikii e Centropyge woodheadi;
Chaetodontoplus (10 specie): Chaetodontoplus ballinae, Chaetodontoplus caeruleopunctatus, Chaetodontoplus chrysocephalus, Chaetodontoplus conspicillatus, Chaetodontoplus duboulayi, Chaetodontoplus melanosoma, Chaetodontoplus meredithi, Chaetodontoplus mesoleucus, Chaetodontoplus personifer e Chaetodontoplus septentrionalis;
Genicanthus (10 specie): Genicanthus bellus, Genicanthus caudovittatus, Genicanthus lamarck, Genicanthus melanospilos, Genicanthus personatus, Genicanthus semicinctus, Genicanthus semifasciatus, Genicanthus spinus, Genicanthus takeuchii e Genicanthus watanabei;
Holacanthus (9 specie): Holacanthus africanus, Holacanthus arcuatus, Holacanthus bermudensis, Holacanthus ciliaris, Holacanthus clarionensis, Holacanthus isabelita, Holacanthus limbaughi, Holacanthus passer e Holacanthus tricolor;
Paracentropyge (1 specie): Paracentropyge multifasciatus;
Pomacanthus (13 specie): Pomacanthus annularis, Pomacanthus arcuatus, Pomacanthus asfur, Pomacanthus chrysurus, Pomacanthus imperator, Pomacanthus maculosus, Pomacanthus navarchus, Pomacanthus paru, Pomacanthus rhomboides, Pomacanthus semicirculatus, Pomacanthus sexstriatus, Pomacanthus xanthometopon e Pomacanthus zonipectus;
Pygoplites (1 specie): Pygoplites diacanthus;
Sumireyakko (1 specie): Sumireyakko venustus

Famiglia Pomacanthidae: habitat

I Pomacantidi vivono nell’Oceano Atlantico, Pacifico ed Indiano. Hanno il corpo fortemente appiattito. Molte specie sviluppano delle appendici (filamenti) che prolungano la pinna dorsale e anale. Questo è considerato da molti ittiologi un carattere sessuale secondario che – come vedremo più avanti – consente di distinguere il sesso. Popolano i reef e generalmente non scendono mai sotto i 20 metri. I generi Centropyge e Paracentropyge si cibano prevalentemente di alghe filamentose, il genere Genicanthus di zooplancton; la maggior parte delle altre specie di spugne, tunicati, alghe e uova di pesce.

Le specie del genere Apolemichthys vivono di solito solitarie o in coppia. Molte specie del genere Centropyge formano piccoli gruppi costituiti da un unico maschio con una decina di femmine. Quelle del genere Chaetodontoplus vivono solitarie o in coppia. I rappresentanti del genere Genicanthus vivono tutti in harem costituiti da un maschio e diverse femmine. Gli Holacanthus solitari, in coppia o addirittura in grandi gruppi simili a branchi, come nel caso della specie H. passer. L’unica specie di Pygoplites, la diacanthus, vive solitaria, in coppia o in harem.
Le specie del genere Pomacanthus vivono spesso in coppia e raramente si notano degli harem.

Studi recenti (Moyer 1990) hanno dimostrato, malgrado tutte le varianti descritte sopra, che moltissimi Pomacantidi prediligono vivere in harem.
Tutti i maschi delle specie hanno la medesima caratteristica: difendono strenuamente il proprio territorio. La ragione principale è da ricondursi al cibo. Perlustrano sistematicamente il territorio che, secondo le specie, può estendersi da pochi metri quadrati a qualche centinaio, pronti a scacciare ogni individuo che voglia entrarvi. Solo se la zona è molto ricca di cibo è stata osservata la presenza di più maschi nello stesso harem.

I giovani esemplari – specialmente delle specie P. arcuatus e P. paru – fungono spesso da pulitori, rimuovendo i parassiti e il tessuto necrotico di altri pesci.

Alcune specie, data la notevole dimensione che raggiungono, sono usate a scopo alimentare solo dagli abitanti dei luoghi di provenienza e non commercializzate.

La deposizione delle uova avviene all’imbrunire ed inizia con il maschio dominante che attira l’attenzione di una femmina estendendo le pinne, ed iniziando una specie di girotondo. In questa fase, il maschio si piega sovente su un lato e nuota verticalmente. Come ultimo atto, il maschio tocca con la bocca la zona genitale della femmina e i due salgono in superficie per espellere le uova. Poi ritornano immediatamente in profondità e le uova sono abbandonate alla corrente ed al loro destino senza nessuna cura parentale.

Famiglia Pomacanthidae: caratteri sessuali

Riconoscere a prima vista il sesso nei Pomacantidi, come nella quasi totalità dei pesci marini, è pressoché impossibile. Un’eccezione però è data dal genere Genicanthus. Le specie di questo genere si distinguono nettamente grazie a caratteri sessuali esterni.
Con il termine carattere sessuale primario, gli zoologi, intendono gli organi sessuali, mentre con il termine secondario intendono tutte le altre caratteristiche visibili.

Famiglia Pomacanthidae - Centropyge flavissimus
Centropyge flavissimus – foto e vasca di Claudio Rebonato
Famiglia Pomacanthidae - Centropyge loriculus
Centropyge loriculus – foto e vasca di Claudio Rebonato
Famiglia Pomacanthidae - Centropyge potteri
Centropyge potteri – foto e vasca di Claudio Rebonato

Per “dimorfismo sessuale” s’intende i caratteri del corpo che si differiscono per forma e/o dimensione, mentre il termine “dicromatismo sessuale” è riferito a colori specifici e/o forme di disegno presenti sul corpo. Tornando al genere Genicanthus, data la loro natura discromatica, è facile riconoscerli sessualmente.

E’ frequente in un harem che una specie cambi sesso. Accade principalmente quando viene a mancare il maschio e nel gruppo non ci sono altri esemplari di sesso maschile. La femmina con la gerarchia più alta o quella pronta a riprodursi diviene in poco tempo il maschio dominante.

Proviamo ora a tracciare delle linee guida per il riconoscimento dei caratteri sessuali dei generi della famiglia Pomacanthidae che possono essere adattate anche ad altre famiglie. C’è da precisare che non si tratta di regole condivise da tutti e neppure documentate scientificamente ma si tratta di linee guida raccolte da libri e riviste specializzate del settore, per le quali si rimanda alla fine dell’articolo.

  • La dimensione del corpo è il primo aspetto da valutare quando si cerca di identificare il sesso. Quasi sempre i maschi sono più grandi e sviluppati delle femmine.
  • Un altro aspetto è la conformazione delle pinne. Nel genere Pomacanthus, si notano spesso dei filamenti che si estendono dalle pinne anali e dorsali e si presume che nei maschi siano più lunghe.
  • Di recente si è osservato che la lunghezza dell’opercolo branchiale varia da specie a specie. Anche in questo caso la maggior lunghezza è da attribuire ad un individuo maschio.
  • Ultimo, ma forse il più importante carattere sessuale da osservare è la forma della papilla genitale che nelle femmine è ovale mentre nei maschi ha una forma a cono. Tuttavia quest’osservazione è molto difficile per i non esperti.

Poi ci sono dei caratteri sessuali che si notano solo quando le specie sono nella fase di corteggiamento: i maschi emettono dei suoni che differiscono da quelli delle femmine per frequenza durata e ampiezza; il colore di alcune parti del corpo cambia. E’ il caso di P. imperator la cui maschera bianca, posta sul capo, diviene nera.

Quello che molti ittiologi non sono ancora riusciti a capire è se questi caratteri si presentino anche nel caso di un’inversione sessuale. In passato era opinione comune che tutti i Pomacantidi fossero ermafroditi, ma questo non è stato ancora dimostrato per tutti i generi.

Di seguito alcune differenze sessuali finora note nella famiglia Pomacanthidae:

  • Nel genere Apolemichthys l’aculeo opercolare e/o i filamenti più lunghi sono un carattere sessuale maschile.
  • Nel genere Centropyge l’aculeo opercolare più lungo è un carattere sessuale maschile.
    Centropyge acanthops: nei maschi la parte blu è più estesa verso il dorso.
    Centropyge bispinosus: nelle femmine la striatura verticale è più fitta che nei maschi.
    Centropyge loricolus; le fasce sulle pinne dorsale e anale appaiono più spesse nei maschi.
  • Nel genere Chaetodontoplus l’aculeo opercolare e/o i filamenti più lunghi sono un carattere sessuale maschile.
    Chaetodontoplus duboulayi: il disegno sui fianchi dei maschi è formato da righe, mentre nelle femmine da punti irregolari.
  • Nel genere Genicanthus sia i maschi e sia le femmine di tutte le specie presentano un dicromatismo sessuale.
  • Nel genere Holacanthus probabilmente l’aculeo opercolare e/o i filamenti più lunghi sono un carattere sessuale maschile.
    Holacanthus passer: le pinne ventrali dei maschi sono bianche, quelle delle femmine gialle
    Holacanthus tricolor: i maschi sulle pinna caudale e anale hanno dei punti rossi sbiaditi.
  • Nel genere Pomacanthus l’aculeo opercolare e/o i filamenti più lunghi sono un carattere sessuale maschile.
    Pomacanthus imperator: i maschi hanno una fascia blu scuro sugli occhi, che nelle femmine è invece da grigio chiaro a marrone.
  • In Pygoplites diacanthus probabilmente gli aculei opercolari più lunghi sono un carattere sessuale maschile.

Famiglia Pomacanthidae: acquisto

Innanzi tutto ricordiamo le dieci “regole d’oro” di Zanclus.it valide per tutte le specie marine, regole che nella maggior parte dei casi assicurano un buon acquisto.

 

  1. Informarsi sulle dimensioni che il pesce avrà da adulto e valutare se la vasca dove trascorrerà la sua esistenza è adeguata. Verificate di persona su qualche pubblicazione le effettive misure. Nei migliori negozi sono sempre disponibili libri per il pubblico;
  2. L’esemplare che volete acquistare deve essere compatibile con i pesci che già abitano la vasca;
  3. Il pesce deve assumere cibo. Esigete dal negoziante la prova al momento;
  4. Il corpo del pesce deve essere regolare, senza avvallamenti o rigonfiamenti visibili. Gli occhi non devono essere sporgenti e la testa non deve presentare affossamenti. Osservate l’esemplare frontalmente;
  5. I colori devono essere saturi e non scuri o sbiaditi;
  6. Controllare che non ci siano parassitosi o corrosioni delle pinne in atto;
  7. Informatevi sui valori chimici dell’acqua e sull’eventuale uso di medicinali nella vasca di esposizione;
  8. Il soggetto deve essere vivace, scattante e non impaurito;
  9. Chiedete da quanto tempo è in negozio;
  10. Chiedete la provenienza dell’animale. Alcune zone sono da sempre riconosciute come luogo in cui la pesca è effettuata con il veleno;

 

Un negoziante serio e competente non esiterà a fornirvi tutte queste informazioni, ben sapendo che è nel proprio interesse vendere un pesce solo quando è sano ed in forma.
Al contrario, una certa reticenza nel rispondere alle domande, denota una mancanza di professionalità e la possibile mala fede.

Coloro i quali possiedono una discreta o meglio ancora buona esperienza possono decidere comunque l’acquisto anche se alcuni di questi 10 requisiti non sono rispettati. Gli acquariofili esperti sono in grado, a volte meglio dei negozianti, di far fronte a problemi d’alimentazione, di malattie e d’ambientamento.

Prima dell’avvento dei moderni acquari di barriera l’importazione dei grandi esemplari di Pomacantidi era molto frequente. Gli acquariofili li inserivano nelle loro piccole vasche senza considerare la restrizione innaturale che infliggevano. La cosa più importante era mostrare ad amici e a se stessi quanto bello era quel pesce.
Fortunatamente le cose, oggi, sono cambiate grazie appunto alla migrazione verso vasche di coralli, ad un’informazione maggiore ed in generale ad una responsabilità più marcata da parte di tutti noi.
Anche il sottoscritto può essere definito un acquariofilo dalla “coscienza sporca”, dato che in una delle piccole vasche alleva un esemplare di Pomacanthus arcuatus. E non un esemplare qualsiasi, il più grande!
Non serve a molto incolpare il negoziante che me la venduto, anche se è vero che esistono personaggi senza scrupoli. Dobbiamo essere noi ad informarci prima dell’acquisto.
L’esperienza permette di scegliere con più sicurezza, tra le specie maggiormente importate quelle più adatte. I numeri tra parentesi riportano la misura massima che i pesci raggiungono in natura, espressa in centimetri.

Vasca con una capienza tra i 100 e i 200 litri: tutte le specie del genere Centropyge – escluso tibicen (19) e bicolor (15) – e l’unico esemplare del genere Paracentropyge. Va ricordato che 100 litri rappresentano il limite minimo anche per questi pesci, meglio inserirne solo uno.
Vasca con una capienza tra i 200 e 300 litri: acquario ideale per il genere Centropyge e Paracentropyge, nonché per A. xanthurus (15), Chaetodontoplus mesoleucus (18), G. melanospilus (18) e G. watanabei (15).
Vasca con una capienza tra i 300 e 600 litri: A. trimaculatus (25), Chaetodontoplus duboulayi (28) e P. diacanthus (25).
Vasca con una capienza tra i 600 e 1.000 litri: Chaetodontoplus personifer (35), H. passer (35,6), H. tricolor (35), P. chrysurus (33) e P. navarchus (28).
Vasca con una capienza superiore ai 1.500 litri: H. ciliaris (45), H. isabelita (45), P. annularis (45). P. arcuatus (60), P. asfur (40), P. imperator (40), P. maculosus (50), P. paru (41,1), P. semicirculatus (40), P. sexstriatus (46) e P. xanthometopon (38).

Rispettando queste indicazioni si è certi di fornire una vasca ideale, o quanto meno dignitosa, alla specie scelta. I Pomacantidi hanno bisogno d’ampi spazi. Non fornirli significa avere un pesce pauroso, diffidente e aggressivo, sempre pronto a nascondersi al primo segnale d’allarme. Senza contare che in uno spazio angusto un pesce è più soggetto a malattie e predisposto a parassitosi.

Il mio consiglio, che sicuramente farà discutere, è di acquistare solo pesci in giovane età. Questi esemplari meglio si adattano ad una vita in acquario, sia per lo spazio e sia perché non hanno ancora sviluppato una dieta specializzata.

Famiglia Pomacanthidae: riproduzione in cattività

Le specie della famiglia Pomacanthidae che popolano i nostri acquari, provengono tutte da prelievi in mare, tuttavia nessuna di loro è mai stata a rischio d’estinzione. Nonostante questo, sarebbe bello che in futuro, perlomeno alcune specie, potessero essere riprodotte in cattività.
Una parte importante la possono fare i negozianti, le riviste del settore ed i siti internet specializzati, informando gli acquariofili sugli sviluppi e preparandoli al nuovo mercato.

Famiglia Pomacanthidae - Pygoplites diacanthus
Pygoplites diacanthus – foto e vasca di Claudio Rebonato
Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus imperator
Pomacanthus imperator in livrea giovanile – foto Claudio Rebonato – vasca Sergio Girelli
Famiglia Pomacanthidae - Apolemichthys trimaculatus
Apolemichthys trimaculatus – foto Claudio Rebonato – vasca Parco Natura Viva Verona

E’ probabile che in un futuro prossimo, le nuove conoscenze sui processi di riproduzione naturali e la scoperta di nuovi alimenti adatti allo sviluppo delle larve, permetteranno di riprodurre molte specie della famiglia Pomacanthidae.

L’industria del settore è sempre stata scettica nell’investire denaro nella riproduzione in cattività. Noi acquariofili siamo sempre restii a spendere qualche euro in più, sempre alla ricerca del negozio che offra un esemplare a prezzo inferiore, senza pensare che ad un minor costo corrisponde, quasi sempre, una qualità peggiore. Nel nostro caso la qualità va a scapito della vita dei pesci che sono sottoposti a viaggi lunghissimi e in condizioni spaventose.
Per rendersi conto di ciò, bisognerebbe essere presenti quando i pesci arrivano dopo viaggi di 36/48 ore. A volte la scena è terribile. Quindi, se qualche negozio ci propone esemplari nati in cattività, apriamo volentieri il nostro portafoglio per spendere qualche euro in più. Altrimenti questa situazione continuerà e solo la passione di qualche acquariofilo o l’impegno personale di alcuni biologi porteranno nuove scoperte.

E’ il caso della biologa Karen Brittain del Waikiki Aquarium, che nel mese Gennaio 2002, è riuscita a portare le larve di Genicanthus personatus fino alla metamorfosi e a consentire poi il pieno sviluppo dei piccoli. La biologa spiega questo successo con la scoperta di un nuovo alimento che ha consentito di nutrire le piccolissime larve dei Pomacantidi. Il primo successo, tuttavia, risale al mese di Novembre 2001 quando per la prima volta sono stati riprodotti in cattività Centropyge fisheri e C. flavissimus. Ora Karen Brittain sta lavorando per riprodurre un’altra specie: Centropyge multicolor.

Sempre nel Gennaio 2002, un gruppo di ricercatori del Dr. Charles Laidley e del Dr. Robin Shields è riuscito a nutrire le larve di Centropyge loricolus, consentendo poi alla specie di svilupparsi regolarmente.

Sicuramente i notevoli successi ottenuti con i Centropyge, uniti ai primi tentativi con il genere Pomacanthus, del quale sono stati riprodotti alcuni esemplari in un allevamento in Florida (Moe 1998) e la riproduzione di Pomacanthus maculosus, anche se avvenuta mediante inseminazione artificiale a Taiwan, lasciano ben sperare.

Famiglia Pomacanthidae: compatibilità tra specie in acquario

Nel genere Pomacanthus solo Pomacanthus navarchus è adatto ad una vita in acquario. Pochissimi appassionati hanno vasche superiori ai 1.000 litri, ed anche in questi grandi acquari inserire più di un esemplare è sempre rischioso. Le specie possono convivere per anni e poi all’improvviso diventare intolleranti.
L’acquariofilo che decide di allevare più specie, deve essere preparato all’evenienza e sapere dove sistemare gli esemplari che non possono più convivere.

Di recente si legge spesso d’esperienze d’appassionati che mantengono specie di Pomacanthus nelle vasche di coralli. Personalmente, ritengo che nessuna specie sia adatta a trascorrere tutta la vita in una vasca d’invertebrati e che prima o dopo tutti inizino a disturbare i coralli.
Una conferma ci viene dall’appassionato americano Terry Siegel – autore di molti articoli sulla rivista Coralli – il quale racconta come dopo molti anni i suoi esemplari di Pomacanthus, all’improvviso abbiano iniziato ad infastidire e cibarsi dei coralli, seppur alimentati sempre in maniera abbondante e varia.

A prima vista l’unico genere che non dovrebbe causare problemi in vasche di coralli e le cui specie possono vivere assieme sono i Centropyge, ma anche questo genere non è totalmente sicuro.

Personalmente, data la mia esperienza pluriennale con molte specie del genere, penso che solo Centropyge bispinosus, Centropyge ferrugatus, Centropyge loriculus e Centropyge potteri possono vivere assieme.

La mia piccola “tribù” di Centropyge, che comprendeva anche Centropyge flavissimus e Centropyge vrolikii, si è sfaldata dopo cinque anni di pacifica convivenza. Ad innescare la guerra è stato Centropyge flavissimus – specie molto rissosa – che in poco tempo ha destabilizzato la vasca costringendomi a dividere i sei esemplari.

Amici appassionati fanno convivere Holacanthus ciliaris, Holacanthus tricolor, Pomacanthus imperator e Pygoplites diacanthus, ma queste esperienze devono essere riservate solo a persone con molti anni d’acquariofilia alle spalle.

Quindi, nelle nostre vasche, manterremo solo un esemplare del genere Pomacanthus, e magari, se le dimensioni della vasca lo permettono, inseriremo un Apolemichthys trimaculatus, e/o un Pygoplites diacanthus, e/o un esemplare di Genicanthus melanospilos e magari alcuni Centropyge come Centropyge bispinosus, Centropyge loriculus e Centropyge potteri.
Come sempre, poi, solo il tempo dirà se le nostre scelte sono state felici, ma in ogni caso queste indicazioni sono un buon punto di partenza.

Famiglia Pomacanthidae: alimentazione

Nella famiglia Pomacanthidae, sebbene lo spettro alimentare sia ampio, ci sono molte specie, prima fa tutte Pygoplites diacanthus, che sono selettive e pertanto particolarmente difficili da allevare in cattività.
Molti esemplari di questa specie – specialmente quelli provenienti dal Mar Rosso – sono molto spesso destinati a morire e non accetteranno mai nessun tipo d’alimento.

Nel genere Pomacanthus e Holacanthus, le specie maggiormente importare, se mantenute in habitah adatti, ricchi di nascondigli e con ampi spazi in cui muoversi, sono facili da allevare, e accettano i più svariati tipi di cibo, perfino le banane. Un buon alimento è costituito dai preparati surgelati studiati per il genere – contengono, tra l’altro, spugne marine – e reperibili facilmente nei negozi specializzati, ma apprezzano anche prodotti secchi come i fiocchi ed i granuli. E’ fondamentale integrare la dieta anche con cibo vegetale. Una loro caratteristica è quella di strappare il cibo muovendo a scatti la testa.
Ai miei esemplari somministro ogni due/tre giorni anche del pesce fresco come Platessa, Merluzzo. Cerco in ogni modo di variare sempre la dieta per non abituarli solo a determinati alimenti. Come per altre famiglie, anche i Pomacantidi accettano volentieri il “pastoncino” che molti appassionati preparano e nel quale inseriscono gamberetti, polpa di pesce, alghe ecc.

Il genere Centropyge, invece, predilige un’alimentazione vegetale, ma anche per loro bisogna variare la dieta il più possibile.
C. potteri ha grosse difficoltà ad accettare il cibo nei primi periodi di vita in cattività e pertanto consiglio di acquistarlo solo se già nella vasca del negoziante si ciba regolarmente.

I pesci vanno alimentati due/tre volte il giorno ed almeno gli esemplari di grandi dimensioni necessitano di pasti abbondanti. Parecchi esemplari della famiglia, come i Centropyge ma anche alcuni Pomacanthus, gradiscono acquari in cui le alghe crescano regolarmente e traggono dalla loro assunzione elementi essenziali per lo sviluppo.
Le vitamine sono necessarie solo per gli esemplari giovani e per quelle specie che hanno un’alimentazione limitata.

Si può affermare che, in generale, questa famiglia non presenta grandissime difficoltà nell’alimentazione.

Famiglia Pomacanthidae: colori e comunicazione

Certamente tutti noi siamo rimasti colpiti dalla livrea adulta di Pomacanthus imperator, considerato come uno dei pesci più affascinanti in assoluto, per non parlare di Pomacanthus xanthometopon o di Pomacanthus paru. Si potrebbe continuare citando quasi tutte le specie. Sfoggiano colori che non si dimenticano facilmente.

Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus navarchus

Pomacanthus navarchus – foto e vasca di Claudio Rebonato

Molte specie del genere Pomacanthus hanno una livrea giovanile quasi identica. Una base blu fa da sfondo e cambia solo la disposizione delle fasce, di solito bianche. Pertanto solo la conoscenza di questi motivi ci permette di risalire alla specie, ma è facile confondere, per esempio, Pomacanthus semicirculatus, Pomacanthus xanthometopon, Pomacanthus chrysurus, Pomacanthus annularis o Pomacanthus navarchus, anche se quest’ultimo cambia la livrea molto presto e le specie importate hanno già la colorazione caratteristica giallo/blu.

Una delle più belle esperienze di un acquariofilo è la possibilità di vedere la specie crescere e di conseguenza notare gli innumerevoli cambiamenti della livrea.
I Pomacantidi sono pesci mansueti e con il tempo instaureremo con loro un bellissimo rapporto. Verranno a prendere il cibo dalle nostre mani, e ci seguiranno da una parte all’altra della vasca al nostro passaggio.

Molte specie emettono dei suoni cupi e profondi. Inizialmente pensavo che questi segnali acustici fossero riservati esclusivamente ai pesci Imperatore, con il cui termine si definisce il genere Pomacanthus. Invece, a sorpresa, anche il mio esemplare di Centropyge flavissimus, dopo un paio d’anni d’assoluto “mutismo”, ha iniziato a “dire la sua” ed assieme a Pomacanthus navarchus intavolano delle autentiche discussioni.

Quasi sempre è un segnale rivolto agli altri pesci attraverso il quale si ribadisce la propria superiorità e gerarchia. Sicuramente è un campo che in futuro ci riserverà delle sorprese.

Come per gli altri pesci, la colorazione accesa è segno di buona salute e di un’alimentazione corretta. Al contrario, le colorazioni sbiadite ci devono subito allarmare e sono un segnale inequivocabile di un problema imminente.

Anche la posizione obliqua, che talune specie spesso assumono nuotando, può essere considerata una forma di comunicazione. Il mio esemplare di Pomacanthus arcuatus, specialmente in giovane età, assumeva questa postura e mi guardava diritto negli occhi, forse per ricevere qualche bocconcino in più.

Famiglia Pomacanthidae: malattie

Precisiamolo subito: le specie della famiglia Pomacanthidae sono pesci un po’ difficili da gestire, e anche per quanto riguarda le malattie bisogna prestare molta attenzione e controllare regolarmente il loro aspetto.
Certamente, quando sono nelle nostre vasche da molti mesi, è facile stabilire lo stato di salute e ci accorgeremo subito se qualcosa non va.

Vi sono malattie che possono essere presenti allo stato latente, nel corpo o sull’epidermide dei pesci e poi improvvisamente esplodere in tutta la loro gravità, magari solo perché le condizioni dell’acqua non sono più ottimali o per uno sbalzo repentino della temperatura.
Anche se acquistiamo esemplari a prima vista sani, non avremmo mai la certezza assoluta del loro effettivo stato di salute.

E qui siamo alla solita domanda: i pesci vanno quarantenati?
Io sono dell’avviso, e da molti anni adotto questo sistema, che se il pesce è acquistato da un negoziante di fiducia, il quale lo ha già sottoposto ad una terapia preventiva, che lo mantiene in acqua priva di medicinali e non presenta nessun problema evidente, non ci sono ragioni per stressarlo ulteriormente in una vaschetta di quarantena. In particolar modo quando si tratta di grossi Pomacantidi. Eventualmente, il pesce sarà curato in caso di necessità.

Deve essere chiaro il concetto che, chi acquista pesci così grandi (e non solo), deve essere già preparato all’evenienza di dovere svuotare parzialmente la vasca in caso di necessità.
Ma in fondo, per catturare un pesce, è molto più semplice accendere improvvisamente le luci in piena notte. In questo modo abbiamo a disposizione un paio di minuti nei quali il pesce è ancora addormentato e i suoi riflessi sono “appannati”. E’ sufficiente spostare alcune rocce dietro le quali abitudinariamente si riposa per riuscire a pescarlo.

Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus paru
Pomacanthus paru – foto Claudio Rebonato – vasca Acquario di Monaco
Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus maculosus
Pomacanthus maculosus – foto Claudio Rebonato – vasca Acquario di Monaco
Famiglia Pomacanthidae - Pomacanthus imperator
Pomacanthus imperator – foto Claudio Rebonato – vasca Acquario di Monaco

Le parassitosi possono essere frequenti, specialmente in vasche sovraffollate e/o durante le prime settimane dopo l’acquisto. Se sono in uno stadio avanzato vanno curate con metodi citati più volte in questo sito (categoria “Le malattie”)
Fate molta attenzione al tipo di medicinale usato, specialmente se a base di rame. I Pomacantidi, in particolar modo il genere Pomacanthus, hanno una pelle molto delicata. E’ frequente che prodotti troppo aggressivi o sovradosati intacchino i tessuti, rovinandoli a volte per sempre.

Pure la presenza di linfocisti – batuffoli cotonosi biancastri – è molto spesso da attribuire a questi prodotti.
Molti negozianti, alla prima comparsa del sintomo (per riuscire a vendere l’esemplare), tendono a togliere i linfocisti con l’uso di forbici, sottoponendoli in caso d’inesperienza, a mutilazioni permanenti.
Niente di più sbagliato: nella maggior parte dei casi il ripristino delle buone condizioni dell’acqua è sufficiente a garantire la guarigione.
Solo nel caso in cui la malattia passi ad uno stadio preoccupante si può usare questo sistema. Mai comunque improvvisare e richiedere sempre l’aiuto o il consiglio di persone esperte.
Il pesce può essere posto in una bacinella con poca acqua. Con delle forbici affilate rifilate le estremità delle pinne, che di solito sono le zone colpite. Spennellate sul taglio della tintura di Iodio, diluita con acqua marina (proporzione 1:2 Iodio/acqua). Fate moltissima attenzione se vi avvicinate alle branchie e agli occhi, perché la sostanza non vi deve penetrare.

I vermi e i crostacei delle branchie costituiscono una delle malattie che più di frequente colpisce i pesci marini ed i Pomacantidi sono tra i principali candidati. Si può sospettare che si tratti di questa patologia, quando il pesce presenta una respirazione molto accelerata e nessun altro sintomo apparente.

E’ bene sapere che esistono più di 50 specie di vermi parassiti che colpiscono le branchie dei pesci marini, ognuna delle quali risponde a farmaci diversi. A complicare la situazione si aggiunga il fatto che non tutti sono visibili ad occhio nudo. Un’altro modo per verificare la loro presenza è quello di sollevare le branchie dei pesci e controllare il colore dei tessuti. Nel caso in cui le branchie non siano di un bel rosso acceso, ma biancastre o rosate, si può quasi essere certi della loro presenza.
Il metodo maggiormente utilizzato per combattere l’infezione è lo shock osmotico. Consiste nel trasferire il pesce in acqua dolce – acqua di rubinetto – con l’aggiunta del 10 per cento d’acqua marina. La temperatura dell’acqua deve essere uguale alla temperatura delle vasca, per evitare pericolosi sbalzi che potrebbero debilitare il soggetto invece di curarlo. Il tempo d’immersione varia secondo la specie. Grandi esemplari di Pomacantidi possono tranquillamente sopportare bagni di 20 minuti o più, mentre i piccoli Centropyge tollerano tempi inferiori (5-7 minuti).
Durante questo tempo, non allontanatevi mai dal pesce ed al primo segnale di disagio toglietelo immediatamente dal bagno e riponetelo nella sua vasca marina. Il bagno può essere ripetuto per un paio di giorni o a cadenza settimanale. Infatti, non avremmo mai la certezza di uccidere anche le larve dei parassiti se queste non sono ancora schiuse.

Se questo rimedio offre buoni risultati contro i vermi, non altrettanto si può dire contro i crostacei.
Per loro, il rimedio più efficace consiste nel porre il pesce in un contenitore – meglio una caraffa – con due litri d’acqua e sottoporlo ad un bagno di Formalina. Il dosaggio è di 0,25 ml/l (quindi 0,50 ml/l per due litri), di una soluzione già diluita al 35/40 per cento, reperibile in farmacia. E’ fondamentale utilizzare un aeratore, per assicurare una cospicua quantità d’ossigeno durante il trattamento.
La Formalina è molto tossica, ed è bene prestare molta attenzione nel maneggiarla. Possono sorgere gravi problemi in caso di contatto e d’inalazione.
La durata del trattamento deve essere verificata di specie in specie. Iniziare con 5 minuti di bagno e controllare costantemente i movimenti del pesce, che non deve coricarsi su un fianco. Se questo succede toglietelo immediatamente dalla caraffa. Nei giorni seguenti, in caso di tollerabilità, ripetere il trattamento prolungando il tempo, ad intervalli, fino a 15 minuti nel caso di pesci grandi. Oltre questo tempo si rischia di intossicare il pesce.
Ripetere il trattamento per 3 giorni e poi aspettare. E’ probabile che dopo 10 giorni il problema ricompaia e quindi ripeteremo la terapia. Come per i vermi, anche per i crostacei il problema è riuscire ad uccidere le larve che non sono ancora schiuse.

E’ sconsigliato l’avventurarsi da soli nell’uso della Formalina. Meglio avvalersi del consiglio di negozianti o appassionati che abbiano già utilizzato questo prodotto con successo.

Anche le infezioni agli occhi, che quasi sempre evolvono in Esoftalmia, sono frequenti ed ancora i più colpiti sono le specie di grossa taglia. I vermi sono facili da individuare ad occhio nudo, perlomeno in zone come gli occhi ed il viso. State certi che se ne individuate un paio sugli occhi dopo un trattamento in acqua dolce – vedi sopra per i vermi delle branchie – nella caraffa ne resteranno a decine. Ogni volta che ci si accorge della loro presenza è opportuno intervenire.
Nel caso la malattia sia grave e siete costretti a curare gli esemplari, troverete nella sezione di Zanclus.it “Le malattie“, un articolo dettagliato sui metodi da utilizzare.

Queste sono le malattie più frequenti. Per le altre patologie rimandiamo alla lettura di testi specializzati, alcuni titoli dei quali li trovate nella sezione “Le malattie”, o per esteso nella Bibliografia di questo sito.

Famiglia Pomacanthidae: conclusioni

Famiglia Pomacanthidae - Holacanthus ciliaris

Holacanthus ciliaris – foto Claudio Rebonato – vasca Sergio Girelli

Conosciamo molto sulle specie della famiglia Pomacanthidae; sono longeve, come dimostrano i dati raccolti dall’acquario di Nancy (Francia), dove sei esemplari hanno superato i 20 anni di vita (A. trimaculatus, A. xanthurus, P. annularis, P. semicirculatus, P. sexstriatus, P. xanthometopon), e uno i dieci anni (P. imperator). Dalle mie conoscenze personali, le quali documentano di appassionati che mantengono i loro esemplari in acquario da più di dieci anni, oppure dalle visite che compio spesso all’acquario di Monaco, dove da molto tempo riconosco le medesime specie.

Ma allora, è possibile allevarli anche nei nostri acquari casalinghi? Porsi questa domanda in acquariofilia, per alcuni può sembrare quasi un’eresia.
La mia risposta, in ogni modo, è un cauto si. Rispettando tutte le loro esigenze è possibile, a volte, anche in vasche di coralli.

Il grande carico organico prodotto può esser combattuto con l’utilizzo di potenti schiumatoi che asportano le sostante prima della trasformazione effettuata dai batteri nitrificanti, dall’impiego d’acqua calcarea (Kalkwasser), che consente la precipitazione di composti quali gli ortofosfati e da cambi d’acqua frequenti e abbondanti.

Coloro i quali non si possono permettere acquari dimensionati e non hanno molto tempo e/o denaro da dedicare a queste stupende creature, si accontentino di vederle in natura, nei parchi marini o nelle grandi vasche da esposizione.

RISORSE CONSULTATE

LIBRI
Scott W. Michael, Reef Fishes Vol.1, T.F.H., Neptune City, 2001
Helmut Debelius – Hans A. Baensch, Marine Atlas Vol.1, Mergus, Verlag GmbH-Germania, 1994-1997
Dieter Untergasser, Malattie dei pesci d’acquario, Primaris, Milano, 1991
Valerio Zupo, Le malattie dei pesci, Editoriale Olimpia, Firenze, 1990
Hans A. Baensch, Nuova guida per l’acquario marino, Primaris, Milano, 1986
Horst E. Kipper, L’acquario marino ottimale, Aquaristica Srl, Bologna, 1991
SITI INTERNET
Mikko’s Phylogeny Archive
Fishbase
Waikiki Aquarium
RIVISTE
Alessandro Mancini “Acquariofilia & dintorni“, “Il Mio Acquario” n.52 (2003)
Frank Schneidewind e Joachim Frische “Caratteri sessuali nei Pomacantidi“, “Acquarium oggi” n.04 (2002)
Frank Schneidewind “Pesci imperatore del genere Pomacanthus“, “Acquarium oggi” n.01 (2003)
Terry Siegel “Imperatori nell’acquario di barriera?”, “Coralli” n.02 (2001)
Terry Siegel “American Reef Keeping“, “Coralli” n.13 (2002)
Sandro Mansutti “Pesci corallini riproducibili“, “Coralli” n.14 (2003)

INFO ARTICOLO:

 

Claudio Rebonato  

 

 ( 05 giugno 2003 )  

 

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