Le rocce vive in un acquario marino

Rocce vive di qualità – foto Claudio Rebonato – vasca Sergio Girelli

Senza le rocce vive l’acquariofilia marina sarebbe tuttora un’impresa al limite dell’impossibile. La loro introduzione ha segnato una svolta epocale nella storia della conduzione dell’acquario marino. Molti ricorderanno l’arredamento degli acquari degli anni Settanta e Ottanta: scheletri di coralli morti, pietroni calcarei, l’immancabile colonna del filtro sottosabbia con relativa nuvola di bollicine d’aria. E, in mezzo, pesci spaesati e nervosi. E chi non lo sarebbe stato in un ambiente così innaturale?
Oggi non è più così. L’uso delle rocce vive si è affermato ovunque e ci permette di realizzare acquari dove è possibile allevare con successo i pesci più delicati e persino riprodurre molte specie di invertebrati. Le rocce vive, infatti, oltre a conferire un aspetto incredibilmente naturale all’acquario, garantiscono un sistema di filtraggio naturale senza pari e costituiscono il cuore pulsante in grado di far funzionare in maniera equilibrata un acquario di barriera.
Una vasca per pesci e invertebrati corallini dovrebbe ospitare rocce vive nella misura indicativa di un chilogrammo ogni 5 litri d’acqua. Visto il costo delle rocce vive – soprattutto se di qualità – la spesa non sarà indifferente: per un acquario di 500 litri la somma potrà oscillare tra i 1.400 e i 2.000 euro. Tuttavia l’investimento si rivelerà di fondamentale importanza per il successo della vasca. Eventualmente, per risparmiare qualcosa, possiamo sistemare al di sotto delle rocce vive altre rocce calcaree molto porose e frastagliate che, con li tempo, verranno colonizzate dagli organismi e dai micro organismi introdotti in vasca.

Le rocce vive – il segreto

Le rocce vive non sono altro che frammenti di materiale calcareo di origine corallina staccati dal reef ed esportati per la vendita sul mercato acquariofilo. In alcuni Paesi, ad esempio in Florida, esistono vere e proprie acquacolture dove le rocce calcaree vengono lasciate maturare nelle lagune finchè non si sono ricoperte di incrostazioni, alghe ed organismi.
Il segreto delle rocce vive – ciò che le rende insostituibili in un acquario di barriera – è il fatto di funzionare allo stesso tempo come filtro ossidante e come filtro riducente. Vediamo meglio. Queste rocce sono in grado di svolgere il processo di trasformazione dei composti dell’Ammonio in Nitriti e poi dei Nitriti in Nitrati, funzione tipica di qualsiasi filtro ossidante. Ma – e questa è la cosa che le rende uniche – le rocce vive non si limitano a lavorare come filtro ossidante ma lavorano anche come filtro riducente, cioé come un denitratore, e scindono i Nitrati in Azoto elementare. In altre parole, sono in grado da sole di completare l’intero processo di mineralizzazione dei residui organici fino a liberare le molecole di Azoto elementare, cosa che nessun altro filtro può garantire.
Tutto ciò è reso possibile dalla presenza contemporanea sulle rocce vive di batteri ossidanti e riducenti: i primi (per lo più del genere Nitrosomonas) colonizzano gli strati esterni e danno vita alla prima parte del processo (nitrificazione) passando poi il “lavoro” ai batteri anaerobici (denitrificanti) che popolano invece l’interno delle rocce vive (in gran parte del genere Nitrobacter). Il tasso di Ossigeno nelle rocce, infatti, è decrescente andando dall’esterno verso l’interno. Questa stretta collaborazione tra batteri aerobi ed anaerobi che possiamo definire “effetto prossimità” permette di avere un ciclo biologico completo che nessun sistema filtrante artificiale (percolatore, sottosabbbia, denitratore, letto fluido etc) da solo sarebbe in grado di effettuare.
Ma non è tutto. Batteri a parte, ogni roccia è popolata da centinaia e centinaia di protozoi e micro-invertebrati. Tale fauna contribuisce in modo significativo alla biodiversità dell’ecosistema acquario e di conseguenza alla sua stabilità.
La fauna incrostante – ad esempio – nutrendosi elimina molte sostanze inquinanti disciolte nell’acqua. Molti di questi micro-organismi, inoltre, lavorano nella rimozione dei detriti. E non è ancora finita: le rocce rilasciano in continuazione larve di microrganismi che vanno ad arricchire il Plancton della vasca, una straordinaria risorsa di cibo vivo per gli invertebrati.

Le rocce vive – Provenienza e qualità

Talvolta le rocce vive raggiungono i negozi a pochi giorni di distanza dal momento della raccolta: in questo caso presentano un gradevole profumo di mare e sono ricchissime di micro-organismi molti dei quali riescono ad adeguarsi alle nuove condizioni di vita in vasca e a propagarsi. Talvolta invece, le rocce giungono a destinazione dopo un viaggio lungo e travagliato: si riconoscono perché la superficie è coperta da una fanghiglia sottile ed emanano un forte odore di decomposizione dovuto ai micro-organismi morti, molti dei quali giacciono sul fondo della scatola.
Le rocce vive possono presentare aspetti e qualità differenti. L’aspetto (ma spesso anche la qualità) dipende dalla provenienza geografica. La qualità – come abbiamo visto – dipende soprattutto dal tempo intercorso tra la raccolta e l’arrivo in negozio.
Anche i tipi di organismi incrostanti possono cambiare rispetto ai luoghi di provenienza delle rocce. Una roccia viva di ottima qualità presenta una struttura porosa e spugnosa con numerosi fori e cavità che accolgono minuscoli invertebrati, alghe, larve, spugne e altri micro-organismi. Tra le migliori vanno citate le rocce Indonesiane (ex Corallo blu) e le rocce delle isole Fiji. Ovviamente vengono vendute a prezzi superiori alle altre.
Le rocce coltivate in Florida hanno un aspetto molto frastagliato e sono coperte da spugne ed alghe calcaree. Le rocce del Golfo del Messico presentano invece una struttura più piatta e spesso sono ricoperte da alghe superiori come Caulerpa peltata. La struttura delle rocce provenienti dall’Oceano Pacifico (ad esempio dalle isole Samoa) rivela meglio di altre lo scheletro del corallo. Infine, un altro classico luogo di provenienza delle rocce vive è il Kenya. In base alla predominanza di organismi che le ricoprono, possiamo distinguere le rocce vive in quattro categorie.

  1. Rocce di base. Si tratta di materiale di scarsa qualità e quasi privo di organismi. I pezzi sono pesanti, tondi e con poche incrostazioni. Servono più che altro per costruire una base su cui poi erigere la barriera corallina vera e propria e sulla quale sistemare le rocce vive di qualità superiore. Data la qualità, il prezzo deve essere molto contenuto.
  2. Rocce con vegetazione. Presentano una o più specie di alghe superiori tra le quali, ovviamente, possono essere presenti altri organismi. Di solito non provengono dal reef vero e proprio ma da zone interne della laguna dove non vivono pesci alghivori. Le alghe conferiscono un aspetto molto naturale all’acquario. Le alghe superiori più diffuse su questo genere di rocce sono Caulerpa sp., Dictyosphaerium sp., Valonia sp., Codium sp. Alle alghe superiori si affiancano le alghe calcaree: Halimeda sp., Udotea sp., Penicillus sp. Una vasca arredata con questo genere di rocce vive può ospitare cavallucci marini, molluschi e alcune specie di anemoni che vivono in acque poco profonde e ricche di vegetazione.
  3. Rocce ricche di Zoantidi. Provengono soprattutto dall’Atlantico e dal Pacifico. Vengono raccolte in acque trasparenti e sono ricoperte da una o più specie di Zoantidi. Dai Caraibi provengono rocce ricoperte da Zoanthus sociatus o Palytoa sp. Questi invertebrati richiedono una forte illuminazione ma sono assai robusti e molto spesso si propagano con facilità.
  4. Rocce ricche di invertebrati del genere Discosoma. Si tratta di rocce provenienti dal Pacifico ricoperte da invertebrati a forma di disco, di vari diametri. Gli esemplari possono essere verdi, blu, più raramente arancione e rosa. In condizioni ottimali i Discosomi si propagano facilmente. Ricordea florida richiede moltissima luce. Al giorno d’oggi, queste sono rocce piuttosto rare ma si trovano ancora, soprattutto importate dall’Oceano Pacifico.

Le rocce vive – ospiti a sorpresa

Gli ospiti principali delle rocce vive sono anellidi e altri vermi in una quantità di specie davvero incredibile (cirratulidi, sipumculidi, echiuridi). Poi troviamo i Briozoi, organismi coloniali e filtratori che possono incrostare ampie aree. Oppure i Tunicati che hanno un aspetto fragile e sembrano fatti di vetro. E, ancora, altri esseri viventi sempre più complessi.
Ecco un elenco indicativo degli organismi di solito presenti in quantità: Protozoi, Poriferi, Cnidari, Platelminti, Nematodi, Anellidi, Sipunculida, Crostacei, Aracnidi, Molluschi, Briozoi, Entoprocti, Echinodermi, Ascidie.
Ma le rocce vive possono anche riservare vere e proprie sosprese. Talvolta aprire un box appena arrivato dall’importatore è emozionante quasi quanto aprire un uovo di Pasqua. Occorre osservare attentamente tra i fori e le cavità: le sorprese non mancheranno. C’è chi ha trovato un piccolo riccio matita, chi una minuscola murena, chi qualche Chitone, chi addirittura qualche pezzo di Acropora in perfetta salute.
Alla prima ispezione non è spuntato nulla? Se le rocce sono buone, niente paura e tanta pazienza. E’ sorprendente come da rocce vive che non presentano particolari forme di vita, a distanza di mesi spuntino esseri viventi insospettati.
Attenzione comunque agli ospiti pericolosi. Certi granchietti molto simpatici perché di pochi millimetri, nel giro di pochi mesi possono trasformarsi in grossi predatori. Attenzione anche ai mantis shrimps (cicale di mare): spesso si trovano nelle rocce indonesiane e una volta inseriti inavvertitamente in vasca sarà quasi impossibile catturarli: si trasformeranno in spietati killer di pesci.

Le rocce vive – come realizzare una mini barriera corallina

Le rocce vive, come abbiamo visto, portano con sé un’infinità di organismi e microrganismi. Molti, una volta giunti in vasca, si riproducono e si propagano con facilità. Molti altri, invece, non possono sopravvivere al viaggio e al contatto con l’aria: sono destinati a marcire e, una volta inseriti in vasca, diventano una fonte di inquinamento. Ciò accade soprattutto con le spugne.
E’ dunque evidente che le rocce vive vanno inserite in vasca solo ed esclusivamente nella fase dell’allestimento. In un acquario già avviato possono essere aggiunte di tanto in tanto, ma solo in piccole quantità, pena un pesante impatto sull’ecosistema dell’acquario.
Appena estratte dalla scatola, le rocce vanno osservate con attenzione: eventuali organismi marcescenti vanno rimossi con una spazzolata energica. Prima di cominciare ad introdurle in vasca è meglio anche sciacquarle in acqua salata spruzzandole magari con una piccola pompa. Durante questa operazione è meglio tenere a portata di mano un secchio con qualche litro d’acqua della vasca: se durante l’ispezione dovesse comparire qualche ospite a sorpresa, conviene catturarlo e metterlo nel secchio. In un secondo momento si deciderà se è il caso di inserirlo nell’acquario oppure se può costituire un potenziale pericolo per i futuri ospiti.

Le rocce vive - i cerchi

I cerchi in pvc che si trovano nei negozi di edilizia o nei garden. Sono ad incastro e possono essere sistemati uno sopra l’altro.

Le rocce vive vanno sistemate in vasca prima di aggiungere la sabbia. Se sono particolarmente pesanti o numerose è più prudente non appoggiarle direttamente sulla lastra di vetro del fondo ma sistemarle su un foglio di pvc. Possono andare molto bene anche i cerchi in plastica (utilizzati per l’appoggio di grosse mattonelle in cemento) che si trovano nei negozi di edilizia o nei garden.

E’ importante realizzare una costruzione più stabile possibile e senza pezzi in equilibrio precario o che rischiano di spostarsi e cadere. La struttura deve rispecchiare quella spettacolare del reef con grotte e fessure dove gli organismi possano trovare rifugio. Se si è scarsi di fantasia ci si può ispirare a scenari naturali osservando qualche foto di fondali corallini.
La barriera può avere le forme più svariate. E’ importante, però, partire con un’idea di massima perché, nel caso di ripensamenti, non è facile montare e smontare una piccola barriera corallina in una vasca piena d’acqua. Occorre procedere con calma, pezzo dopo pezzo, riflettendo bene.

Le rocce vive - i lacci in plastica

Lacci in plastica di varie lunghezze ottimi per bloccare le rocce

Se necessario, per tenere in posizione alcune pietre si possono usare tubi in pvc, oppure lacci in plastica (del tipo utilizzato dagli elettricisti) oppure ancora le speciali resine bicomponenti che induriscono anche sott’acqua.
Ricordiamoci comunque che, nel corso dei mesi, le rocce tenderanno a cementificare e che la struttura che abbiamo realizzato diventerà un corpo unico grazie all’opera delle alghe calcaree.

Se la vasca è molto grande, sono ottime le cassette in plastica da frutta: inserite rovesciate costituiscono un ottimo telaio per realizzare una grotta.
Ricordiamoci che l’ingresso delle grotte deve essere visibile dall’esterno dell’acquario: diventeranno uno dei punti di attrazione della vasca perché pesci ed invertebrati vi si rifugeranno quando si sentiranno disturbati.
Le rocce non andranno posizionate come dei mattoni (cioé cercando maggiori superfici d’appoggio possibile) ma, al contrario, dovranno dare vita ad una struttura ricca d’anfratti e cavità che, oltre a fornire numerosi nascondigli ai pesci, consentirà una buona circolazione d’acqua all’interno. Le rocce più grosse e più spoglie vanno sistemate alla base. Le altre sulla cima.
In linea di massima dovremo rispettare la posizione che la roccia aveva in mare: la parte chiara e con meno incrostazioni andrà rivolta verso il basso, quella più scura e ricca di organismi verso la luce.
Cerchiamo di prevedere anche piccole terrazze sulle quali sistemeremo, una volta che la vasca sarà matura, gli invertebrati sessili che hanno maggior bisogno di luce. Allo stesso modo realizziamo delle sporgenze in modo da creare angoli d’ombra adatti ad organismi che non amano l’illuminazione diretta.
La struttura rocciosa dovrà appoggiare il meno possibile sulle lastre laterali. Ciò per due motivi: prima di tutto perché le pietre righerebbero il cristallo, secondariamente perché una roccia vicina al vetro ostacola gli interventi di pulizia della lastra da eventuali incrostazioni.
Non appena terminata la costruzione della barriera è opportuno togliere l’acqua di troppo e far partire lo schiumatoio per dare inizio al lungo “sonno” della vasca: una pausa di alcune settimane che consentirà alle rocce vive di risvegliare gli organismi che le popolano. Nei primi giorni di maturazione consiglio di tenere spente le luci. Le lampade andranno accese a partire dalla seconda settimana e con gradualità, aumentando il fotoperiodo di un paio d’ore al giorno. Questo stratagemma, nella maggior parte dei casi, scongiura l’insorgenza di alghe filamentose.

INFO ARTICOLO:

 

Alberto Scapini  

 

 ( 04 marzo 2003 )  

 

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