Cavallucci marini - Hippocampus zosterae

Giovane femmina di H. zosterae in acquario – foto e vasca Alberto Scapini

Chi s’imbatte in cavallucci marini di solito rimane incuriosito e affascinato dall’aspetto bizzarro e “preistorico” di questi armoniosi pesci. Ma i pochi appassionati (in Italia veramente pochissimi) che hanno avuto la fortuna di osservare o allevare in acquario gli Hippocampus zosterae, di certo saranno rimasti colpiti dalle loro dimensioni: si tratta infatti di cavallucci “in miniatura”: da adulti raggiungono a stento i 4,5 centimetri di lunghezza, coda compresa. Non è un caso che gli americani li chiamino comunemente “dwarf seahorses”, vale a dire appunto “cavallucci marini nani”.

Taglia a parte, un altro aspetto particolare che caratterizza questa specie, aspetto piuttosto raro nei pesci marini, è la relativa facilità con cui si riproduce in acquario.

Negli Stati Uniti i cavallucci marini nani vengono venduti anche nei comuni negozi di animali e vengono allevati in piccole vasche (a volte addirittura nelle classiche “bocce” per pesci rossi) dotate di spartani filtri sottosabbia. Certo che per un acquariofilo serio accettare l’idea di tenere un pesce marino in un acquario di capacità inferiore agli 80 litri è di solito una vera e propria eresia. Ebbene, nel caso degli Hippocampus zosterae, è quasi obbligatorio usare acquari molto piccoli (dai 20 a 50 litri al massimo): solo in questo modo, infatti, è possibile mantenere alta la concentrazione del cibo somministrato. Gli Hippocampus zosterae infatti esigono di essere alimentati costantemente. Un acquario di dimensioni contenute permette di garantire una sufficiente alimentazione nonostante la naturale pigrizia dei cavallucci che amano stare intere giornate aggrappati ad un appiglio e che si spostano con riluttanza anche per alimentarsi: spesso catturano il cibo solo quando gli passa davanti al muso.

Come quasi tutti i cavallucci marini, questa specie si nutre solo ed esclusivamente di cibo vivo. Ciò, a differenza delle specie più grandi, non rappresenta uno scoglio insormontabile: fortunatamente il cibo adatto sia per gli esemplari adulti che per i piccoli è costituito dai comuni naupli di Artemia salina. Oppure anche da Rotiferi.

Rispettando poche regole, quindi, gli Hippocampus zosterae si rivelano pesci relativamente facili da mantenere in acquario e capaci di dare grosse soddisfazioni agli appassionati. Fra queste soddisfazioni vi è senz’altro la riproduzione. Il corteggiamento s’inaugura con l’inseguimento della femmina da parte del maschio. A volte i maschi “si confondono” e cercano di accoppiarsi con esemplari dello stesso sesso. Quando un maschio e una femmina hanno deciso che “si piacciono”, inizia una “danza nuziale” con tanto di strusciamenti e intrecciamento delle code che può durare ore e che prosegue anche nei giorni successivi.

Cavallucci marini - Hippocampus zosterae morto appena nato

Un esemplare di H. zosterae morto a pochi giorni dalla nascita. Come è evidente, i cavallucci marini nani appena nati misurano pochi millimetri – foto Alberto Scapini

Durante il corteggiamento i due cavallucci marini “vibrano” l’uno verso l’altro e si “illuminano”: mentre si tengono allacciati per le code, i loro manti si schiariscono fino a diventare bianchi. Nel momento più opportuno, il maschio apre il marsupio (com’è noto i cavallucci sono tra i pochissimi animali al mondo nei quali la gestazione viene curata dal maschio) e la femmina vi introduce le uova. L’ultima fase è segnata da una particolare contorsione del maschio che, in questo modo, assesta le uova fecondate all’interno della sacca marsupiale. Dopo 10-18 giorni nascono i piccoli: perfettamente formati, indipendenti e già in grado di cibarsi di naupli.

Il rituale dell’accoppiamento è un comportamento affascinante che, ogni volta, fa tenere per ore il naso appiccicato alla vasca per osservarne le evoluzioni. Gli Hippocampus zosterae, al contrario di altri cavallucci marini (Hippocampus reidi, Hippocampus comes, Hippocampus barbouri ecc.) non sono monogami e si danno parecchio da fare per procurarsi numerose femmine. La cosa non dispiace affatto ai proprietari che, nel giro di pochi mesi, possono vedere allargarsi la piccola famiglia.

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INFO ARTICOLO:

 

Laura Pugnalin  

 

 ( 02 gennaio 2003 )  

 

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