Pericoli in acquario - Zoanthus sp.

Una colonia di Zoanthus sp. – foto e vasca Claudio Rebonato

I pericoli in acquario possono essere celati dai nostri ospiti. Pericoli per l’uomo che non sono da trascurare ed ai quali è meglio prestare molta attenzione. In Natura esistono migliaia di specie animali e vegetali dotate di potenti sostanze tossiche. Molti di questi organismi vivono in mare e sono liberamente in commercio nel mercato dell’acquariologia.

Pericoli in acquario – esempi

Un esempio è dato da tutti gli invertebrati del genere Palythoa sp.e Zoanthus sp.: il loro muco contiene una sostanza chiamata Palytossina. Si tratta di una potentissima neurotossina che, se viene in contatto con tagli e abrasioni sulle mani o sulle braccia, può portare anche a conseguenze serie. La dose letale è di 0.6 microgrammi per ogni chilo di peso corporeo. Queste specie vanno quindi maneggiate con molta attenzione o indossando dei guanti.

Pericolosi sono anche alcuni gasteropodi delle famiglia Conidae. Ne esistono parecchie specie e quindi sono difficilmente identificabili: possiedono “dardi” velenosi (contengono appunto Conitossina) che vengono letteralmente “sparati” per catturare prede o allontanare nemici.
Il veleno di questi dardi è potenzialmente letale anche per l’uomo perché può portare ad un arresto cardiaco.
Per fortuna queste specie molto di rado arrivano in acquario: non vengono commercializzate per la loro indole carnivora e predatoria.

Pericoli in acquario - Pterois volitans

Uno splendido Pterois volitans – foto claudio Rebonato vasca Acquario di Monaco

Che dire poi dei bellissimi pesci scorpione, come Pterois volitans e P. radiata? Possiedono delle spine velenose all’interno della loro pinna dorsale che utilizzano per difendersi dal morso di predatori più grandi. Il problema nasce quando un ignaro bagnante o un acquariofilo è punto accidentalmente da questi pesci: il veleno causa fortissimi bruciori, gonfiore della zona colpita e nei casi più gravi arresto cardiaco.

Veleni a parte, non dobbiamo neppure scordare il “bisturi” dei pesci chirurgo. Tutti gli Acanthuridae sono dotati sulla coda di due spine appuntite e molto taglienti che, all’occorrenza, vengono estratte per ferire potenziali nemici. Attenzione quindi a maneggiare esemplari di questa famiglia di pesci.

Meno gravi, ma ugualmente fastidiose, sono le punture dei ricci, soprattutto i diffusissimi ricci Diadema. Sono dotati di aculei lunghi e fragilissimi che possono causare ferite facilmente infettabili.
E’ meglio dunque maneggiare il meno possibile questi Echinodermi oppure usare pinze e guanti da sub. Quando si viene feriti dagli aculei di un riccio, è bene estrarre il frammento, se presente, disinfettare la ferita e applicare una crema antibiotica.

Tra i coralli pericolosi, troviamo al primo posto le Milleporidae o coralli di fuoco. I loro minuscoli tentacoli urticanti causano ustioni degne d’una medusa. Per ciò che riguarda le Attinie, meglio conosciute come Anemoni di mare, tutte possiedono nematocisti urticanti pronti a colpire qualunque pesce o invertebrato si avvicini troppo.
Gli unici a poter convivere con questi invertebrati senza riportare danni sono i pesci pagliaccio.Le Attinie possono risultare urticanti anche per gli acquariofili, soprattutto per chi ha la pelle delicata e facilmente irritabile. Se appartenete a quest’ultimo gruppo di persone, è meglio utilizzare guanti protettivi in lattice o da sub. Attenzione ad evitare il contatto tra la mucosa rimasta sui guanti e parti del corpo ancora più sensibili delle mani, come braccia, collo e viso.

Anche il contatto con la peluria ispida di vermi Policheti, soprattutto di esemplari adulti, può provocare irritazioni e forti bruciori e può persino portare al temporaneo intorpidimento dell’arto colpito.
Altra cosa importante da ricordare, è disinfettare bene qualsiasi ferita causata da coralli duri e rocce vive, giacché anch’essi possono causare infezioni fastidiose, se non addirittura provocare granulomi: talvolta nella vasca si celano batteri tipici dei mari tropicali e quindi sconosciuti al nostro organismo.
Le tossine d’origine animale o vegetale sono quasi tutte termolabili. Ciò significa che un buon metodo per alleviare il dolore è posizionare la parte colpita dal veleno dentro o sotto acqua molto calda per alcuni minuti, naturalmente senza rischiare un’ustione.

Nei casi più gravi o dei quali è difficile valutare la gravità non bisogna esitare a contattare un centro antiveleni (il Niguarda di Milano risponde 24 ore su 24 allo 02-66101029) oppure più semplicemente chiamare il 118.

INFO ARTICOLO:

 

Gianluca Bin  

 

 ( 10 luglio 2002 )  

 

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